lunedì 19 maggio 2025

Pompei è stata seppellita nel sedicente anno 1631 dal Vesuvio

Secondo gli uominih di storiah, Pompei venne seppellita nel 79d.C. da 6 metri di cenere e residui vulcanici del Vesuvio, ed ISTANTANEAMENTE dimenticata dal mondo fino a metà secolo XVIII: persino la sua posizione rimase SCONOSCIUTA fino al 1748.

Poi si scopre che la "bella sconosciuta (per 1700 anni consecutivi, coordinate comprese)", al contrario compare in dozzine di carte geografiche del sedicente secolo XVII.......



















Poi si studiano un pò di gesuiti, tipo Giovanbattista Mascolo, e si scopre che "loro dicono di aver visto Pompei spazzata via dal Vesuvio" molto più recentemente di quando ci dicono i grandi truffatori del Volga.......







Poi si scava tra i 6 metri di lava, e si scoprono mosaici che raffigurano frutti sudamericani, come ananas, mango, limone, che gli uominih di storiah ci dicono essere stati importati "dopo Cristoforo Colombo", ossia 1400 anni dopo la "scomparsa" di Pompei sotto la lava......  mosaico dissotterrato nella "Casa dell'Efebo", foto, a destra un ananas:


Sempre dalla casa dell'Efebo, altro ananas:








Poi si scava sotto i 6 metri di lava "intatta" dal 79 d.C. per 1700 anni consecutivi, e si trova la "Casa dell'Orto", una villa di famiglia dissotterrata nel 1913, e si trova un affresco raffigurante un albero di limone, che gli uominih di storiah ci dicono sia stato "importato" dalla Cina oltre mille anni dopo la scomparsa di Pompei.....




Poi si scava un altro pò, e si trovano rinforzi in metallo che gli uominih di storiah ci dicono essere DI MOLTI SECOLI PIU' MODERNI DELL'ANTICA ROMA......











Poi, nelle pareti liberate da 1700 anni di lava mai "toccata", si scoprono altri affreschi con £armi" e "navi" che gli uominih di scienza ci hanno sempre detto essere state "inventate" oltre mille anni dopo l'eruzione del Vesuvio che ha seppellito le pareti...............








Poi ti sposti lungo la Strada delle Calabrie, e scopri un epitaffio celebrativo di "Pompei ed Ercolano che vennero sepolte dalla terribile eruzione del Vesuvio delll'anno 1631"..... e perchè i truffatori della "Pompei romana" non sono mai passati di lì a "scalpellarla via"?













Poi scopri che la scienzah non pubblica MAI i dati grezzi..... POFFARBACCO..... si sa mai che qualcuno "interpreti la realtà anzichè la truffa".....





Poi scopri che Plinio il Giovane venne nominato per la prima volta nel sedicente anno 1502.....


Poi scopri “cose”, come l’anfiteatro “romano”, che non potrebbero MAI essere state sepolte per 1700 anni consecutivi sotto 6 metri di terra, senza essere MAI viste dai “passanti”….

foto dell'anfiteatro di fine '800_



Foto di OGGI:



La cenere vulcanica non può accumularsi su superfici VERTICALI di 18 metri di altezza come la "Torre X" delle mura di Pompei.....


Costruzione "alta" 15 metri, stesso problema delle "torri" e dell'anfiteatro: non possono essere "scomparsi" per 1700 anni consecutivi sotto "solo" 6 metri di cenere vulcanica...






<<Plinio il Giovane e Svetonio danno due versioni completamente diverse della morte di Plinio il Vecchio.

Per le menti normali, sarebbe già sufficiente questo.

Proseguiamo per tutti gli altri pesci rossi che abboccano.

Il libro Alcubierre, R., et al., Pompeianarum Antiquitatum, pubblicato a Napoli nel 1860, contiene diari di scavi dal 1748 al 1808.

Tra le altre cose, descrive un manufatto, inv. n. 16, scoperto il 16 agosto 1763, a forma di statua con un'iscrizione attribuita a Suedius Clemens, che menziona Pompei e presumibilmente conservato nel Museo di Napoli.

EX AVCTORITATE
IMP. CAESARIS
VESPASIANI AVG.
LOCA PVBLICA A PRIVATIS
POSSESSA T. SVEDIVS CLEMENS
TRIBVNVS CAVSIS COGNITIS ET
MENSVRIS FACTIS REI
PVBLICAE POMPEIANORVM
RESTITVIT.

Questa statua non c'è e nessuno ne sa nulla.

Non è nel catalogo museale delle "iscrizioni antiche".

Nell'Enciclopedia Brockhaus ed Efron, il famoso architetto e ingegnere papale Domenico Fontana è menzionato come il primo scopritore involontario di Pompei, tra le altre cose, famoso per aver completato la costruzione della Basilica di San Pietro in Vaticano, spostando e installando l'obelisco egizio nella piazza principale e costruendo il Palazzo Reale a Napoli.

Secondo gli uominih di storiah, persino le coordinate del sito di Pompei furono dimenticate da tutti per 1500 anni, perché ricoperte da 6 metri di residui vulcanici: nel 1592, l'architetto D. Fontana, mentre scavava il canale sotterraneo ancora esistente per portare l'acqua dal fiume Sarno a Torre Annunziata, si imbatté nelle rovine di Pompei, ma non vi si prestò attenzione.

L'acquedotto fu commissionato alla fine del XVI secolo dal Conte Sarno all'architetto Domenico Fontana per portare acqua a Torre Annunziata: dall'inizio del XX secolo, fu utilizzato dai contadini come canale irriguo per irrigare i loro campi e rimase in funzione fino agli anni '60, quando non fu più utilizzato e cadde in rovina.

Da queste parole possiamo concludere che l'ingegnere Fontana era impegnato in lavori di scavo di gallerie a una certa profondità e, nel corso di questi lavori, si imbatté in tetti e muri di case sepolte sotto uno strato di cenere di diversi metri, una città.

Sembrerebbe che non ci sia nulla di sorprendente in questo, se non ci si pone la domanda: come, puramente tecnicamente, sia riuscito a percorrere quasi due chilometri in un terreno vulcanico, per nulla profumato, che emette metano e anidride carbonica, senza ventilazione forzata delle miniere?

Sul sito italiano Antikitera.net del 26 febbraio 2004 è stata pubblicata un'interessante nota, che a sua volta rimanda ad una pubblicazione sul sito Culturalweb.it del 23 gennaio dello stesso anno, in cui si parla del canale dell'ingegnere Fontana, in particolare di quanto segue:

“Quando il canale fu scavato, attraversò (cosa che nessuno sospettava) Pompei da est, partendo sotto la porta del Sarno e raggiungendo la via delle Tombe, nella parte occidentale della città. Nel suo percorso attraverso la città vecchia, toccava il tempio di Iside, il tempio di Eumachia, passava sotto il foro e il tempio di Apollo. Lungo il canale c'erano numerosi pozzi e punti di osservazione, che, oltre a fornire luce e aria, permettevano la pulizia periodica del canale.”

A quanto pare, Domenico Fontana, mentre scavava una galleria sotterranea lunga 1764 metri attraverso la collina di Pompei nel 1592, riuscì a passare non solo sottoterra, ma persino sotto le fondamenta di edifici e mura di fortificazione, senza toccarne o danneggiarne nessuno durante il percorso………

I "numerosi pozzi" dovrebbero apparire particolarmente interessanti, il che, dato lo spessore di diversi metri delle rocce vulcaniche che seppellirono Pompei, dovrebbero decorare il paesaggio pompeiano odierno.

Ma ce ne sono?




Sulla strada che da Napoli porta a sud alla Tora Annunziata, a 15 chilometri da Napoli, si può vedere un monumento – un epitaffio sulla facciata di Villa Faraone Mennella (www.torreomnia.com) dedicato ai caduti a causa dell'eruzione del Vesuvio del 1631 – due lastre di pietra con testo in latino.

Su una di esse, nell'elenco delle città perdute, oltre a RESINA e PORTICI, vengono menzionate anche le città di POMPEI ed ERCOLANO……..

Trascrizione letterale del testo dell’epitaffio:

AT O
VIII ET LX POST ANNO XVII CALEND (AS) IANUARII
PHILIPPO IV REGE
FUMO, FLAMMIS, BOATU
CONCUSSO CINERE ERUPTIOHE
HORRIFICUS, FERUS SI UNQUAM VESUVIUS
NEC NOMEN NEC FASCES TANTI VIRI EXTIMUIT QUIPPE, EXARDESCENTE CAVIS SPECUBUS IGNE, IGNITUS, FURENS, IRRUGIENS,
EXITUM ELUCTANS. COERCITUS AER, IACULATUS TRANS HELLESPONTUMDISIECTO VIOLENTER MONTIS CULMINE,
IMMANI ERUPIT HIATU POSTRIDIE,
CINEREM
PONE TRAHENS AD EXPLENDAM VICEM PELAGUS IMMITE PELAGUS
FLUVIOS SULPHUREOS FLAMMATUM BITUMEN,
FOETAS ALUMINE CAUTES,
INFORME CUIUSQUE METALLI RUDUS,
MIXTUM AQUARUM VOIURINIBUS IGNEM
FEBRVEM (QUE) UNDANTE FUMO CINEREM
SESEQ (UE) FUNESTAMQ (UE) COLLLUVIEM
IUGO MONTIS EXONERANS
POMPEIOS HERCULANEUM OCTAVIANUM, PERSTRICTIS REATINA ET PORTICU,
SILVASQ (UE), VILLASQ (UE), (UE)
MOMENTO STRAVIT, USSIT, DIRUIT
LUCTUOSAM PRAEA SE PRAEDAM AGENS
VASTUMQ (UE) TRIUNPHUM.
PERIERAT HOC QUOQ (UE) MARMOR ALTE SEPQLUM CONSULTISSIMI NO MONUMENTUM PROREGIS.
NE PEREAT
EMMAHUEZL FONSECA ET SUNICA COM (ES),
MONT IS RE (GIS) PROR (EX),
QUA ANIMI MAGNITUDINE PUBLICAE CALAMITATI EA PRIVATAE CONSULUIT
EXTRACTUM FUNDITUS GENTIS SUI LAPIDEM.
COELO RESTITUIT, VIAM RESTAURAVIT,
FUMANTE ADHUC ET INDIGNANTE VESEVO.
AN (NO) SAL (UTIS) MDCXXXV,
PRAEFECTO VIARUM
ANTONIO SUARES MESSIA MARCHI (ONE) VICI.



Il viaggiatore francese Misson, che visitò l'Italia nel 1687-88, pubblicò nel 1691 un libro sul suo viaggio in Italia, che include un capitolo sulla sua visita al Vesuvio.

La ristampa di Amsterdam del 1743 fornisce il testo latino dell'epitaffio senza traduzione.

Anche Mussinot, nel suo libro "Descrizione storica e critica della città sotterranea scoperta ai piedi del Vesuvio..." pubblicato ad Avignone nel 1748 a pagina 19, fornisce l'epitaffio per intero in latino senza traduzione.

Pertanto, nel XVII e XVIII secolo, l'epitaffio era noto, ma nessuno era interessato a ciò che vi fosse effettivamente scritto.

Da tutto quanto sopra, gran parte del quale è stato portato alla mia attenzione dallo storico e ricercatore alternativo russo Evgeny Shurshikov, consegue che la datazione della famosa catastrofica eruzione del Vesuvio, che portò alla distruzione di Pompei, Ercolano e Stabia, fu effettuata sulla base di dati medievali inaffidabili, che a loro volta si basavano su antichi manoscritti di dubbia origine.

 

 

1. Museo archeologico nazionale di Napoli.

Iscrizione di Svedio Clemente

Francamente, mi aspettavo di più.

Informazioni minime sulle targhe allegate.

La povertà della collezione pubblica è impressionante. E

 questo in una regione dove si scava da quasi trecento anni?

Molti affreschi, noti grazie a libri e internet, sono completamente assenti.

Moltissime copie e repliche!

Questo è in un museo!

Ma dove sono gli originali?

Dobbiamo dar loro credito, indicano onestamente che i reperti esposti sono copie……… Eppure, non me l'aspettavo……..

Nessuno dei dipendenti di medio livello del museo, laureati in storia e filosofia, è a conoscenza di Svedius Clemens e della sua iscrizione.

È stato ipotizzato che la pietra si trovi nella "Sala delle Iscrizioni Antiche", che tuttavia è chiusa al pubblico da diversi anni…… presumibilmente a causa dei lavori di costruzione della stazione della metropolitana sotto il museo….. E in un opuscolo speciale dedicato alla Sala delle Iscrizioni Antiche, non si fa menzione della pietra di Svedius Clemens.

Nonostante fossi al museo in un giorno feriale e durante l'orario di lavoro, non sono riuscito a parlare con la direzione del museo….. Per farlo, è necessario inviare un'e-mail in anticipo…. in cui venga indicato il contenuto della domanda, la propria autobiografia, la misura degli stivali, l'anno di leva, l’altezza con o senza scarpe…..

Tutto questo, ovviamente, non garantisce l'accettazione delle domande….. E non solo al museo, ma anche all'Istituto di Vulcanologia…..

Anche il famoso "cruciverba cristiano” di Pompei è conservato in un luogo speciale (non nel museo) e per vederlo è necessario corrispondere via e-mail con un professore di Roma o del Vaticano……………

Poi, per caso, ho trovato la stele di Clemente…… a Pompei……. dietro Porta di Nocera, nella necropoli, proprio in mezzo alla strada…..




Durante gli scavi, è stata rinvenuta una meridiana suddivisa in "ore uguali", ovvero, un dispositivo creato, secondo gli uominih di storiah, nel Rinascimento….. però Pompei è “scomparsa” nel 79d.C. e ricomparsa del 1748 “dove nessuno se lo aspettava”….

 

“L'uso di dettagli identici da parte di artisti romani e rinascimentali, schemi di colori comuni, parallelismi di trama, piani compositivi comuni, la presenza di cose sugli affreschi pompeiani che apparvero solo nel XV-XVII secolo, la presenza di generi pittorici nei dipinti pompeiani che si formarono solo nel Rinascimento, così come la presenza di motivi cristiani su affreschi e mosaici, indicano che sia gli affreschi pompeiani che le opere degli artisti rinascimentali sono creazioni di persone vissute nello stesso periodo, vale a dire gli affreschi pompeiani, come le grandi opere degli artisti rinascimentali, furono dipinti nel XV-inizio del XVII secolo.” (tratto da libro:  Vitas Narvydas, “Affresco pompeiano e Rinascimento: confronto”, Almanacco elettronico Art&Fact №1 (5), 2007


Le tre Grazie. Raffaello, 1504


Le Tre Grazie. Affresco pompeiano. Museo Archeologico Nazionale di Napoli.



 

.

Durante gli scavi di Pompei ed Ercolano, gli archeologi non si aspettavano di trovare documenti scritti su materiali morbidi – papiro, lino o pergamena.

Dopotutto, l'eruzione vulcanica distrusse tutto ciò che poteva bruciare.

Ma accadde un miracolo: a Pompei, nella villa di Lucio Cecilio Giocondo, fu ritrovato un forziere intatto, contenente circa centocinquanta cere scritte.

Centoventisette di questi sono già stati letti.

I restanti sono così saldamente incollati che è impossibile separarli.

Almeno per ora.

Purtroppo, quelli che hanno avuto la fortuna di essere letti si sono rivelati documenti contabili.

E a Ercolano, nel XVIII secolo, fu ritrovata un'intera biblioteca: milleottocento papiri greci!

Principalmente le opere di Filodemo.

La maggior parte di essi fu rinvenuta nel sito della cosiddetta Villa dei Papiri.

Finora ne è stata letta solo una piccola parte.

Per quanto ne so, questo è stato il primo ritrovamento di papiri.

Successivamente, il papiro iniziò a essere trovato in gran numero in Egitto e in tutto il Mediterraneo.

 È anche degno di nota che il papiro, come pianta selvatica, non sia MAI stato trovato in Egitto….. persino Napoleone, durante il suo soggiorno, lo cercò lì senza successo…. ma il papiro si trova bene in Sicilia, non lontano dall'antica Siracusa…. Fino al XX secolo, lì operava una cooperativa per la produzione di carta di papiro per soddisfare l'esigenza dei turisti di souvenir FALSI, ma "antichi"….


Secondo quanto riportato dalla stampa, gli archeologi britannici sono recentemente riusciti a stabilire nuovi metodi per decifrare antichi manoscritti, quindi la scoperta di nuovi rotoli sembra molto importante, soprattutto perché nulla di simile è stato trovato a Ercolano dal XVIII secolo.


Tuttavia, i sostenitori dell'immediata continuazione degli scavi negli strati più profondi delle rovine hanno anche degli oppositori.

Pertanto, il professor Andrew Wallace-Hadrill, un noto esperto di Ercolano, ritiene che la Villa dei Papiri non possa essere completamente scavata sotto lo strato di cenere e lahar al momento.

Secondo lui, i lavori potrebbero causare il crollo delle pareti e del tetto dell'edificio, con conseguente distruzione delle pergamene sopravvissute………………….

 

Esiste un libro del 1792 che contiene lettere di un certo Juan Andrés al fratello Don Carlos Andrés, che descrivono i suoi viaggi attraverso le città italiane nel 1785 e nel 1788, comprese Pompei ed Ercolano: egli notò che i testi greci della Villa dei Papiri sembrano sospettosamente simili a testi greci contemporanei:

“… e un'iscrizione, composta da minuscole lettere moderne, ci mostra che anche gli antichi le usavano…. È anche chiaro che già allora usavano accenti e spiritus nella loro scrittura, che molti consideravano acquisizioni molto più tarde (a meno che, naturalmente, non si ammetta che questa riga sia stata aggiunta più tardi da un'altra mano……………….”

Juan Andrés si riferisce qui ai segni diacritici – accenti e aspirazioni – che, per quanto ne so, non si trovano in documenti del 79d.C……….. ma solo post-rinascimentali………… in realtà, il processo di standardizzazione dei segni diacritici fu completato solo con l'avvento della stampa….

È incredibile che qui si possa ancora leggere qualcosa….. Ciò che è stato “letto” dagli uominih di scienzah è appeso alle pareti del museo sotto forma di poster…… e voi ve la bevete……………….



Testo restaurato di uno dei papiri. Museo Archeologico Nazionale di Napoli





Strumenti medici e ingegneristici

Gli strumenti pompeiani sono quasi indistinguibili per forma e tecnica da quelli moderni, tranne per il fatto che sono realizzati in bronzo.

Una squadra con un angolo retto perfetto, compassi, pinzette, strumenti odontoiatrici, bisturi…

Notate la filettatura dello strumento ginecologico (Speculum uteris).

Senza un tornio?

Per quanto ne so, le viti con dadi quadrati apparvero verso la fine del Rinascimento, e venivano realizzate esclusivamente a mano.

Il primo progetto di una macchina per la produzione di viti fu proposto nel 1569 da Besson (Francia), ma l'idea di Besson fu messa in pratica dall'orologiaio Hindley (Inghilterra) solo nel 1741………

Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 - 2 maggio 1519) lasciò lo schizzo di una macchina più avanzata: il prototipo di un tornio per il taglio delle viti.

Conteneva diverse idee rivoluzionarie contemporaneamente: in primo luogo, il passo della vite da tagliare poteva essere modificato selezionando un set di ingranaggi.

In secondo luogo, la fresa non era impugnata dall'operaio, ma montata su un supporto rigido; in terzo luogo, veniva utilizzato un senso di rotazione costante (a differenza delle antiche macchine ad arco).

È impossibile parlare di viti della qualità che ho visto al Museo napoletano prima della fine del XV secolo…..

Inoltre, su uno dei siti internet mi sono imbattuto nell'informazione che in America, presso l'American National History Museum, sono conservati strumenti ginecologici simili provenienti da Pompei, la cui vite centrale è descritta come in acciaio…… acciaio nel 79d.C.?

Le leghe di acciaio utilizzate in chirurgia hanno una storia di 300 anni, la prima menzione risale al 1666, quando Fabricius, medico-chirurgo, utilizzò per la prima volta anelli di acciaio per riparare una frattura, ma gli strumenti medici in bronzo dominarono la medicina fino all'inizio del XX secolo, quando apparve l'acciaio chirurgico inossidabile legato al cromo.

E questo è comprensibile.

Il rame ossidato e le sue leghe sono meno pericolosi per la salute dell'acciaio arrugginito.

Ancora oggi, gli chef professionisti utilizzano pentole e padelle di rame, così come i loro colleghi birrai e distillatori.

Lo stesso si può dire per i dispositivi e gli strumenti da disegno, da falegnameria e per altri strumenti di misurazione.

Fino all'inizio del XX secolo, la stragrande maggioranza di essi era realizzata in bronzo.








Strumenti musicali

D. Rogal-Levitsky, nel suo libro "The Modern Orchestra", scrive che nel 1738, durante gli scavi di Pompei, furono scoperti due eccellenti tromboni, forgiati in bronzo e con bocchini d'oro.

Il re di Napoli ne donò uno al re inglese presente agli scavi e, secondo la leggenda che si è tramandata da allora, questo antico trombone è ancora conservato nelle collezioni del Castello di Windsor.

Canne curve con una parte mobile erano già note nel IX secolo.

Sono queste canne "scorrevoli" i veri tromboni, chiamati "sackbut" dai contemporanei.

Il termine "sackbut" è di origine francese antica.

È composto da due verbi: "sacquer" e "bouter", dove il primo significa "tirare con uno strattone", e il secondo "spingere".

Tuttavia, gli inglesi, che hanno conservato questo antico nome per il trombone quasi fino ad oggi, contestano i dati francesi e sostengono che il "sackbut" del IX secolo non sia un trombone, e che il vero "sackbut" sia apparso solo nel XIV secolo in Spagna, dove questo nome si incontra per la prima volta nelle fonti letterarie pertinenti.

Fu dalla Spagna che questo nome penetrò in Francia all'inizio del XV secolo e da lì, entro la fine del secolo, in Inghilterra.

Che si tratti di un trombone o di un trombone a sacco, non si tratta pur sempre di una campana realizzata tramite fusione.

Il processo di realizzazione di uno strumento a fiato a pareti sottili, la sua campana, le sue ali e la curvatura dei tubi sono impossibili non solo senza un adeguato livello di sviluppo tecnologico, ma anche senza un utensile e una macchina di base specifici.

Jaroslav Kesler, nel suo articolo "L'orchestra della civiltà", sostiene che la formazione della tecnologia per la costruzione di strumenti musicali, che ha predeterminato l'emergere della cultura musicale moderna, risale tradizionalmente al XVII secolo e da allora è rimasta pressoché invariata, non sia iniziata prima del XVI secolo.

È difficile non essere d'accordo con lui su questo punto.

Purtroppo, non ho trovato un trombone.

In ogni caso, non è esposto al museo.

 Ma ciò che è esposto non è meno interessante.

Flauto di Pan, flauti dolci (uno dei quali è in argento), piatti, sistri (un suono a metà tra un triangolo e una marocassa).

Qualcosa di molto simile a un trombone, tuttavia, si può vedere su uno dei mosaici pompeiani del museo, con un leopardo.

 



E, sebbene non sia uno strumento musicale, un rubinetto!

Quasi identico può essere acquistato oggi in qualsiasi negozio di idraulica.

Rubinetti simili e valvole più grandi si possono trovare "a cielo aperto" a Pompei.

I rubinetti, se si crede alla descrizione, sono una struttura sigillata composta da tre parti: un corpo, una boccola con un foro passante e una valvola cilindrica di intercettazione rettificata.

È difficile immaginare che ciò possa essere fatto con strumenti primitivi, "a ginocchio".

I rubinetti pompeiani non erano regolati e fungevano da valvole.

Le condutture di alimentazione e quelle principali erano in piombo.

A proposito, in Inghilterra, ancora oggi, in molte case antiche, per chi non lo sapesse, anche le condutture sono fatte di piombo.

In generale, il sistema di approvvigionamento idrico di Pompei suscita ancora ammirazione per la sua lungimiranza ingegneristica.

Dalla stazione di distribuzione idrica di Porta Vesuviana, nel punto più alto della città, l'acqua scorreva per gravità attraverso tubature fino a diverse torri idriche locali, che servivano a ridurre la pressione in eccesso nel sistema e ad accumulare acqua per ogni isolato.

Le case vicine e le pompe pubbliche venivano rifornite d'acqua dalle torri idriche.

L'acqua a Pompei, come si dice, "scorreva a fiume".

Probabilmente non è sempre stato così, considerando che Pompei possiede anche antichi pozzi, profondi fino a 30 metri, eroicamente scavati attraverso diversi strati di lava fino alla falda acquifera.




Vetro

Oltre a bottiglie di vetro, flaconi di profumo e vetri colorati di varie tonalità, le vetrine del museo contengono numerosi oggetti assolutamente trasparenti a pareti sottili; gli stessi vasi di vetro sono raffigurati negli affreschi.

Il primo vetro trasparente fu ottenuto a metà del XV secolo a Venezia, sull'isola di Murano, da Angelo Barovir……….

A Ercolano sono stati rinvenuti vetri per finestre di dimensioni standardizzate di 45x44 cm e 80x80 cm………in Europa, i primi vetri per finestre in vetro nuvolato, il cosiddetto vetro lunare, furono realizzati nel nord-ovest della Francia con un metodo primitivo di "centrifugazione su bastone", e il primo vetro per finestre fu prodotto con il metodo della laminazione nel 1688 a Saint-Gobain…………..







Armi

Negli affreschi di Pompei rimasti sepolti sotto 6 metri di cenere del Vesuvio dal 79 al 1748, poffarbacco, compaiono, anziché spade corte e pugnali “romani”, spade lunghe e sciabole di 1600 anni dopo…..

Nel museo sono esposti solo due anonimi coltelli da cucina….

Pompei non aveva “polizia”, nè “esercito”…………….












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Pompei è stata seppellita nel sedicente anno 1631 dal Vesuvio

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