martedì 13 maggio 2025

schiavitù e servitù della gleba

 

Nell’antichità NON ESISTEVA LA SCHIAVITU’.
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Nell’antica Roma e Russia esisteva un “contratto di lavoro a tempo determinato” della durata da 3 a 7 anni PER RIPAGARE UN DEBITO + “interessi”: raramente il “debitore” era costretto a trasferirsi “a casa del creditore” dove in tal caso aveva diritto a vitto e alloggio “compresi” nelle regole del contratto per ripagare il debito.
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I più “colpiti” erano gli imprenditori “nei momenti di crisi del loro mercato”, soprattutto i piccoli commercianti.
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Il debitore poteva ipotecare sia se stesso che la propria famiglia/parentela (e una famiglia a quei tempi poteva contare fino a 200 persone).
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Per tutto il periodo del contratto, il debitore era obbligato a lavorare ad un’unica “condizione”: chiedere il permesso al creditore per potersi “assentare nel periodo concordato dal luogo di lavoro concordato”.
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Altro che “schiavitù di massa” nel senso “moderno”….
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Quest’ultima è stata inventata a tavolino dagli ariani del Volga meno di 200 anni fa, con tutto il corollario di “neri, catene e frustate”: questa “invenzione” divenne indispensabile quando una catastrofe planetaria ridusse drasticamente popolazione e “prospettive” nella prima metà del secolo XIX, che rese necessaria quella che conosciamo come “servitù della gleba”: dopo la catastrofe, si passò dalla “quasi-servitù per debiti” ad una nuova “servitù per la proprietà della terra”.
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Nel primo tipo di servitù, “era una questione tra debitore e creditore”, nella seconda “era una questione tra contadino o proprietario terriero e stato”.
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E poiché “i soldi li avevano i proprietari terrieri”, inizialmente, intorno al 1830, ci furono moltissimi contadini che delegarono “giuridicamente” i pochi proprietari terrieri a “guidarli nelle operazioni di riscatto”, della durata prevista da contratti dai 16 ai 25 anni.
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La “liberazione”, a causa delle diverse condizioni di riscatto imposte dai diversi stati, oscilla tra il 1846 e il 1874 in tutta Europa: in questa fase, i contadini sono temporaneamente “obbligati”, ma “legalmente” senza terra.
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Chi è riuscito a riscattare dal grande proprietario terriero, è divenuto il nuovo proprietario della terra stessa, chi non è riuscito, è migrato all’estero, soprattutto America.
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Chi non poteva permettersi il biglietto per l’America, “pagava” con contratti di lavoro temporaneo “vecchio stile”, che, in alcuni casi, raggiungevano una durata massima fino a 15 anni.
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<<Nel 1909, l’ariano del Volga Jacob Schiff fonda la “National Advancement for the Association of the
Coloured People (NAACP)”, con l’obbiettivo di una “emancipazione dei neri” che non interessava nessuno.

I primi anni furono “trascorsi” dagli ariani del Volga a incitare i neri a razzie, saccheggi e altre forme di disordine, al fine di creare una frattura tra le comunità nere e bianche.

Fu la nascita della moda del “povero schiavo abbronzato”, portato in USA non dal sultano islamico del Mali per pagare i propri debiti, ma da Cristoforo Colombo e altri visi pallidi europei per inaugurare i campi di schiavitù di cotone d’oltreoceano.

Lo storico ariano del Volga Howard Sachar afferma quanto segue nel suo libro "A History of the Jews in
America":
"Nel 1914, il professore emerito Joel Spingarn della Columbia University divenne presidente della NAACP e reclutò nel suo consiglio leader ariani del Volga come Jacob Schiff, Jacob Billikopf e il rabbino Stephen Wise".

Quest’ultimo fece carriera come sobillatore di abbronzati “facendoli sentire vittime di bianchi per questioni di razza”, quindi in seguito divenne il Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, che insegnava ai falsi ebrei a sentirsi vittime predestinate dei tedeschi: fu quello che ricevette la “soffiata” via cablogramma che l’olocausto era iniziato in europa su ordine di Hitler, ovviamente MAI visto, inviato, ricevuto……..

I neri avevano così a cuore la propria schiavitù, che per 12 anni ebbero solo ariani del Volga nel consiglio della NAACP: solo nel 1920, il consiglio nominò il suo primo presidente nero, James Weldon Johnson.>>



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